
“Non riuscivo ad accettare la malattia. È stato come “perdere l’autonomia” perché mi sono resa conto che per tutto il resto della mia vita in qualche maniera avrei dovuto dipendere dagli altri, perché quando sto male non sono assolutamente autonoma. Il rapporto sessuale lo vivevo male, con l’ansia… perché soffrivo fisicamente. Forse non ho mai provato piacere durante un rapporto…però la voglia di un bambino era così tanta che …sopportavo” (L., 37 anni, impiegata)
Che cos’è l’endometriosi?
L’endometriosi è una malattia cronica e progressiva caratterizzata dalla migrazione di cellule dell’endometrio (ovvero la mucosa che riveste la parete interna dell’utero) in altre parti del corpo (generalmente nella cavità addominale e nelle aree limitrofe). Colpisce tra il 5 e il 10% delle donne in età fertile (circa 3 milioni solo in Italia) e viene classificata in 4 stadi di gravità in base alla localizzazione, l’estensione, la profondità e il livello di serietà delle adesioni.
Il potere invalidante e cronico di tale malattia è stato recentemente riconosciuto anche a livello sanitario al punto che gli stadi più gravi dell’endometriosi sono stati inseriti nel nuovo elenco dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), dando così il diritto alle donne che ne sono affette di usufruire gratuitamente di alcune prestazioni specialistiche di controllo.
Il più delle volte la salute fisica e psichica viene seriamente compromessa a causa di un’importante sintomatologia dolorosa (dolore pelvico cronico, dismenorrea, dispareunia profonda), che incide sulla percezione della propria qualità di vita, sia in termini sociali che relazionali. Questo dolore, infatti, ha un forte impatto sulla serenità emotiva e sulla vita sessuale delle donne, compromettendo diverse aree di funzionamento della loro quotidianità, come quella lavorativa, affettiva e sociale.
Quale impatto sulla sessualità individuale e di coppia?
L’endometriosi è in grado di influenzare negativamente tre grandi dimensioni della sessualità femminile: l’identità sessuale, la funzione sessuale e la relazione di coppia.
L’identità sessuale (ovvero la dimensione soggettiva del proprio essere sessuati) viene fortemente colpita in queste donne che possono trovare difficoltà ad accettare il proprio corpo come fonte di piacere. Infatti, se questo prima poteva connotarsi come fonte e simbolo di benessere, successivamente può apparire violato, “imperfetto” e non più efficiente, con una conseguente possibile alterazione della percezione della propria femminilità e autostima.
Anche il funzionamento sessuale può risultare compromesso. Si pensi, infatti, all’impatto che alcune caratteristiche fisiologiche di tale malattia (quali la secchezza vaginale, l’ipertono dell’elevatore dell’ano, la vulvodinia o le cistiti interstiziali) possono avere sull’attività sessuale. L’ampia frequenza di Vaginismo e Dispareunia non di rado porta ad una vera e propria riduzione o sospensione dei rapporti intimi, che vengono percepiti come poco eccitanti e dolorosi.
Alla luce di quanto emerso è facile immaginare come tutti questi aspetti possano, in qualche modo, nuocere anche la qualità della relazione di coppia. L’allontanamento dall’intimità può diventare causa di tensioni familiari, di irritazione e di aggressività, soprattutto in quei casi in cui il dolore provato non viene capito, generando – di conseguenza – sentimenti di solitudine e isolamento.
Gravidanza ed endometriosi
L’endometriosi può comportare – in alcuni casi – condizioni di sterilità, intesa come “l’incapacità di concepire e avere un bambino dopo un anno o più di rapporti sessuali continuativi, non protetti e finalizzati alla procreazione”.
L’impatto di questa difficoltà sul benessere psico-affettivo della donna può essere particolarmente difficile da gestire, andando a coinvolgere tre diversi livelli di equilibrio personale:
– individuale: provocando sentimenti quali rifiuto, rabbia, colpa e dolore che, se limitati nel tempo, possono comunque essere considerati risposte fisiologiche all’evento;
– relazionale: generando un senso di smarrimento nella coppia e l’emergere di difficoltà comunicative legate a sensi di colpa o a processi di colpevolizzazione;
– sociale: la mancanza di un figlio può rappresentare l’interruzione della storia familiare lungo le generazioni, con conseguente pressione a livello sociale. La rete amicale e parentale, dunque, rischia di generare ulteriori livelli di frustrazione nella coppia, piuttosto che agire in senso supportivo.
Le risorse delle donne
Nonostante il quadro sopra riportato è importante sottolineare quanto siano numerose le donne che, al di là della malattia, riescono a vivere con serenità ed equilibrio la propria vita sociale ed affettiva.
Imparare ad accettare (e conoscere!) la propria patologia, condividere i propri vissuti con la rete sociale di riferimento piuttosto che isolarsi, creare una comunicazione supportiva e comprensiva con il proprio partner, esplorare e individuare delle strategie ottimali per non rinunciare alla propria intimità e affidarsi a specialisti del settore che siano in grado di accompagnare la persona in questo delicato percorso sono solo alcune delle risorse che la donna può attivare per riappropriarsi del proprio benessere generale e sessuale.